Aristotile Fioravanti: il primo ponte tra Bologna, l’Ungheria e la Russia.

Proficuo, inventivo, suggestivo. Questi sono i primi tre aggettivi che mi vengono in mente per descrivere lo scambio sociale, culturale, artistico tra slavi e italiani. Uno scambio che ebbe i natali durante il Concilio di Firenze nel XV secolo, il primo incontro tra gli intellettuali dell’Est e dell’Ovest. Da quel momento in poi un susseguirsi di arricchimento vicendevole scriverà innumerevoli pagine di storia e cultura. Uno dei primi protagonisti nel tracciare il ponte tra l’Italia e l’Est fu Aristotile Fioravanti, architetto e ingegnere bolognese del XV secolo, le cui origini sono incerte(tra il 1415 e il 1420) al contrario del suo ingegno, uno dei più singolari del secolo sopracitato, paragonato a Leonardo da’ Vinci e Galileo Galilei.

Abile ingegnere, scaltro architetto, creativo medaglista, fu protagonista di opere singolari a Bologna, si consegnò alla storia nell’agosto del 1455 con un’opera inconsueta. Il nostro era intento nello spostamento di una torre campanaria in muratura. Nell’udire tale notizia molti avranno pensato a un’azione di demolizione e ricostruzione, o ad una panzana del tutto risibile. Fioravanti si era messo in testa di spostare per una lunghezza di oltre 13 metri una torre campanaria di 4 metri di lato, con uno spiccato di quasi 25 metri, uomini e cavalli dettero forza motore a una batteria di argani, e come per incanto la torre prese a muoversi sul serio. Ottenne un premio per la sua audacia e per il suo ingegno, sia dal committente, sia dal coltissimo Basilio Bessarione, eminente cardinale che teneva il Fioravanti in pianta di mano. L’opera su cui Fioravanti giocò la carta del proprio successo nacque da una situazione alquanto stramba. Achille Malvezzi, rettore della chiesa di Santa Maria del Tempio, dimorava in un palazzo contiguo alla chiesa stessa, la cui facciata prospettava sulla Strada Maggiore. La trecentesca torre della chiesa, la Torre della Magione, comprometteva visuale e androne d’ingresso, incomodando il Malvezzi al tal punto da desiderare demolizione e spostamento dell’incriminata torre campanaria. Il rettore si rivolse al Fioravanti, lasciandogli completamente carta bianca. Il creativo ingegnere s’incentivò nel trovare e inventare nuove soluzioni, nello scovare il marchingegno per spostare pesi massivi, raddrizzare una struttura, fondere una campana, aggiogare l’acqua, dando piena conferma del genio che era in lui. Per il comune felsineo realizzò i progetti del Palazzo del Podestà, ma l’edificio fu terminato fu terminato successivamente tra il 1484 e 1494. L’eco delle imprese dell’uomo che “move le torre giunse in ogni dove, in Italia e non solo. Altre imprese che lo renderanno protagonista indiscusso tra le pagine di storia dell’arte, ebbero luogo oltre i confini italici, a Est, dapprima in Ungheria poi in Russia(dove raggiunse la vera acme del suo successo).

 

 

Il grande Mattia Corvino, il re umanista dell’Ungheria, volle Fioravanti al proprio servizio, e nel 1465 scrisse a tal fine ai Rettori del comune di Bologna, affinché concedessero il nulla osta. Si trattava infatti di un impegno che riguardava l’Europa cristiana, non solo l’Ungheria, visto che occorreva rafforzare le difese contro la minaccia dei perfidi Turchi(definiti così in un atto di cancelleria). Giunto a Budapest, fu subito nominato primo architetto militare del regno, e Corvino gli concesse il privilegio nobiliare, conferendogli il titolo di Cavaliere del Regno. Iniziò la progettazione del castello di Buda e si distinse in modo particolare con le opere di talento, allestendo o progettando ponti di barche sul corso del basso Danubio.

La grande svolta della sua vita, verso un punto ben più lontano dell’Europa orientale, si ebbe nel 1475. L’offerta giunse dal principe di Mosca, Ivan III il Grande, un autocrate risoluto, che agiva bensì in nome di Cristo. Dopo aver tenuto a bada l’orda d’oro dei Mongoli, era riuscito a creare un potente Stato russo incentrato su Mosca, debellando la potenza delle illustri città rivali, come Nòvgorod. Voleva consolidare la sua immagine ergendosi a erede del distrutto impero bizantino, e per far questo, oltre a rafforzare il suo potere militare, doveva manifestare ai propri sudditi e al mondo intero la grandezza della nuova capitale. Ai fini dell’arrivo del genio bolognese servì l’intercessione della moglie Zoe Sofia Paleologa che intervenne personalmente presso il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza presso il quale Aristotele stava lavorando. Fu così che l’architetto bolognese giunse a Mosca, con il figlio Andrea e l’accolito Pietro al seguito, il 26 o il 29 marzo 1475. Fu così che il nostro cominciò la sua attività come friatzy alla corte dello Zar.

Nella capitale moscovita tra il 1475 e il 1479 diresse la costruzione della Cattedrale dell’Assunzione conosciuta sotto il nome di Cattedrale della Dormizione, ispirandosi alla cattedrale della Dormizione di Vladimir. Nella fase di demolizione della cattedrale i maestri locali rimasero stupefatti nel vedere che, grazie agli accorgimenti del  Fioravanti, fu possibile radere al suolo in pochi giorni quel che aveva richiesto mesi di lavoro, lasciando gli operai russi basiti. Ma è nella fase creativa e realizzativa che Mosca vede donarsi tal gioiello artistico e il nome di Fioravanti si colorò di sfumature leggendarie.

Il nostro Aristotele fu vincolato al rispetto dei modelli architettonici tradizionali, a tal punto che, in prima battuta, ci rimarrebbe difficile credere che la cattedrale moscovita sia frutto di un architetto italiano, se non avessimo al riguardo informazioni documentarie estremamente dettagliate. Ma, nonostante l’inevitabile adeguamento ai canoni dello stile locale, il Fioravanti lasciò il suo tocco da maestro, anche al di fuori degli aspetti puramente tecnici. L’interno, in primo luogo, ha un’intonazione ben diversa da quella di una tipica chiesa bizantina. In un edificio ortodosso solitamente si ha l’impressione che vi siano blocchi di spazio distinti, congiunti gli uni con gli altri intorno a un elemento centrale di spicco, su cui campeggia la cupola maggiore. La cattedrale del Fioravanti mostra invece uno spazio unitario di ampio respiro Le navate e le cinque cupole hanno uguale ampiezza. Ogni spazio e ogni elemento architettonico scaturiscono dall’applicazione di un preciso canone proporzionale, in linea con una modalità armonica già tipica dell’arte gotica padana. L’effetto complessivo, prettamente rinascimentale, benché rispettoso della tradizione, era esaltato dal biancore dell’intonaco steso su tutte le pareti, oggi completamente ricoperte da affreschi. L’aspetto esterno sembra refrattario a ogni innovazione, ma Fioravanti donò una sensibilità tutta italiana nella cura del rapporto tra l’edificio e l’ambiente in cui si inserisce. La Piazza delle Cattedrali, ancora ferma al suo assetto medievale, si trasformò così in un corridoio d’onore all’ingresso laterale dell’edificio, di fianco alla residenza del sovrano. Era il primo passo verso la definitiva configurazione del centro monumentale del Cremlino. Tutti rimasero incantati di fronte a quella chiesa solenne e spaziosa, dominata dal vivido chiarore della luce. Luogo di incoronazione dei sovrani, e anche luogo di sepoltura del primo santo moscovita, il metropolita Pjotr, la Cattedrale dell’Assunzione diveniva a tutti gli effetti la Reims della grande Russia. Il nostro Fioravanti si occupò anche dei sistemi di difesa, fortificazione, artiglieria e la perizia tecnica segnò il suo destino, perché il sovrano lo considerò talmente prezioso e insostituibile da trattenerlo a corte fino alla fine della sua vita. A nulla valsero le missive inviate da Bologna, leggenda vuole che i tentativi di fuga furono vani , e incontrò la morte tra le incertezze e il mistero che avvolgono gli stessi natali.

Tra genialità, risolutezza, impareggiabilità del suo operato, Aristotele Fioravanti è anche antesignano dell’invisibile ponte che collega il capoluogo emiliano alla Russia, quel ponte che vedrà  numerosi militari, ingegneri ufficiali italiani in cammino verso Est. E la Russia di quei secoli dovrà tanto alla penisola italiana per il capitale umano che donerà tanto prestigio bellico, culturale e artistico.