I Palafrenieri di Napoli : simbolo di un’amicizia conservatrice.

In questi giorni avrei dovuto scrivere di presentazioni, di affluenti di vodka e birra in quella stupenda cornice che è Slavika Festival, ma quest’anno non è stato così. Nonostante questo limbo lacerante, in cui fluttuare sembra un ricordo sbiadito nel tempo, proviamoci ugualmente. Senza biblioteche è stato un po’ complicato ma, interpretando liberamente Igor “potrebbe andar peggio, potremmo essere senza internet”, qualcosa ne può sempre venir fuori.

Questa volta fluttuiamo da Napoli.

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I Palafrenieri di Napoli, Palazzo Reale di Napoli

Partiamo dall’osservazione un fonte monumento, per conoscere le sfumature e le peculiarità di un momento storico: i Palafrenieri di Napoli, monumentali sculture equestri che sovrastano la cancellata dei giardini del Palazzo Reale, nella zona di Castel Nuovo, che i napoletani chiamano cavalli di bronzo. La coppia di sculture monumentali sono opera dello scultore russo Pjotr Klodt Von Jurgensburg e rappresentano due palafrenieri dell’atto di domare i rispettivi cavalli imbizzarriti. Sono la copia esatta di due statue poste sul Ponte Anickov, sulla Prospettiva Nevski. Vengono anche denominati Cavalli russi, perché donati alla città dallo Zar Nicola I nel 1846. Qual è il significato di questa regale elargizione? L’amicizia tra Napoli e la Russia è di natura secolare e percorreremo qui solo alcuni momenti, attraverso alcuni aneddoti del XIX secolo, periodo in cui il Regno delle Due Sicilie e la Russia imperiale sono i due bastioni del conservatorismo europeo, con affinità e divergenze.

“Il Regno di Napoli si era andato negli ultimi anni trasformando. Nella seconda metà del XVIII secolo aveva avuto un cammino ascendente, si arrestò durante la Rivoluzione napoletana e riprese durante il periodo dei napoleonidi. Il destino del Regno fu segnato dalla politica di Francesco I e di Ferdinando II. Dopo le repressioni del 1799 e del 1821 cadde in un’involuzione assolutista”.1

Nonostante il desiderio di grandezza, prestigio e valore a livello internazionale “la politica interna ed estera si sviluppò in un senso provinciale e retrivo. Ferdinando II cercò di migliorare l’apparato diplomatico, ma non riuscì a fargli esprimere un’azione di rilievo poiché la struttura feudale rimaneva nell’Italia meridionale un fardello molto pesante”.2

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Ritratto di Nicola I del 1856

Parimenti, anche l’Impero russo era attanagliato da una tale arretratezza strutturale, che portò alla deriva assolutistica tristemente nota. Alla fine del del 1825 morì lo Zar Alessandro I, sensibile alle idee dei Lumi, ma gli succedette il fratello Nicola, passato funestamente alla storia come Nicola I, zar conservatore , acerrimo nemico delle idee illuministe e avversario feroce di qualsiasi rivoluzione e anelito liberale. Capisaldo del suo impero furono i seguenti principi: Pravaslavie, Samoderžavie, Narodnost’ (Ortodossia, Autocrazia e Nazionalità). Erano anni di marasma geopolitico, ed erano anche gli anni in cui il governo britannico nascondeva sempre di meno le sue pretese verso il Mediterraneo e verso la penisola italiana. Fu allora che il governo borbonico cercò l’appoggio dei russi contro la prepotenza inglese. “In un contesto europeo in continuo cambiamento, Napoli e San Pietroburgo mantenevano una politica interna simile e la questione italiana era all’ordine del giorno di tutte le potenze. Il viaggio di Nicola I in Italia, nel 1845-1846, fu determinato dalla volontà dello zar di rendersi conto con i propri occhi della situazione italiana”. 3

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La zarina Alexandra Fëdorovna

Ai motivi politici si affiancarono anche quelli personali, la zarina Alexandra Fëdorovna era malata, anche se l’origine della malattia non era chiara, presentava mancanza di respiro, attacchi asmatici, debolezza e alcuni ipotizzarono si trattasse del così detto “mal sottile”, ovvero la tubercolosi. Era certo che non godeva di buona salute e le consigliarono un soggiorno in un luogo più caldo e asciutto rispetto all’umido e gelido inverno di San Pietroburgo. Era costume dell’epoca muoversi verso il Sud Italia, e molti sceglievano Palermo, per il clima salubre, il paesaggio, le viste meravigliose e i monumenti della storia antica. Soggiornò nella nota villa all’Olivuzza che, per la confortevole posizione, in inverno era un posto caldo none sposto alle raffiche di vento. Tra il 1845-46 parte della corte russa si era trasferita a Palermo al seguito della famiglia imperiale, per poi essere raggiunti da altri parenti, e vari notabili russi. Il soggiorno degli zar venne accolto con molta curiosità, calore e predilezione da parte del popolo palermitano, come se esistesse un legame invisibile tra i due regni. “Giornali e cronaca parlavano di molti giorni di festa e serenità tra gite, passeggiate e scambi di visite, giorni nei quali l’imperatrice riprese le forze. Spesso Ferdinando II con i suoi familiari si recò a colazione all’Olivuzza o a bordo della fregata russa per intrattenere gli ospiti”.4

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Ingresso della Villa all’Olivuzza
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Ferdinando II delle Due Sicilie, detto Re Bomba

Il 5 dicembre 1845 Nicola I ripartì alla volta di Napoli dove verrà accolto dal re Ferdinando II e dai suoi familiari. Poco dopo i due sottoscrissero un trattato commerciale e di navigazione. Tra i punti salienti ricordiamo quelli che sancivano la reciproca libertà di commercio per i bastimenti e i sudditi delle due potenze contraenti, la tassazione uguale per i prodotti del suolo e dell’industria dei due Paesi. Alla diplomazia si associarono anche visite turistiche e momenti di svago, Ferdinando II non perse l’occasione di mostrare al suo ospite le risorse del regno, primo fra tutti il fiore all’occhiello dell’economia, il Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa , dove si producevano macchinari industriali e militari. Lo Zar chiese ai suoi ingegneri di rilevare i disegni di quelle officine e ricostruire lo stesso nel complesso industriale di Kronštadt. Questo rappresentò uno un grande segno di fiducia all’interno di questa amicizia. Il quadro europeo stava cambiando, siamo prossimi alle ondate del 1848 e a tutto ciò che comporteranno, eppure queste due realtà rimanevano come avulse. A Palermo l’aristocrazia continuava a bearsi della presenza russa con continui ossequi, composizioni di sonetti, poesie, inni per l’imperatore Nicola I, l’imperatrice Alexandra e la granduchessa Olga. Venne persino eseguita una musica inedita di Vincenzo Bellini “La Farfalletta” in onore dell’imperatrice. Per l’occasione furono scelte le più belle fanciulle dell’aristocrazia palermitana per ballare in presenza della famiglia imperiale la “Tarantella”. L’Impero russo, già reo delle aberrazioni in territorio polacco, era entrato in forte periodo di crisi, e tutte le potenze europee se ne erano sincerate, eccettuato il Regno delle Due Sicilie.

I rapporti tra la Russia e il Regno delle Due Sicilie continuavano ad essere eccellenti. Il governo napoletano era uno dei pochi che non si rendeva conto che la politica di Nicola I non era destinata al successo e, per questo, continuava a esserne alleato.[…] Solo il Regno delle Due Sicilie seguiva una perfetta coincidenza di vedute con quelle del governo russo, non per astuzia politica, ma perché effettivamente esisteva un’identità politica reale. Seppure preoccupati dal contesto socio-politico, sviluppatosi dopo la rivoluzione del 1848, il governo russo e quello napoletano non avevano apportato quelle misure che li avrebbero portati al passo coi tempi, venendo incontro alle nuove esigenze socio-politiche”.5  I due sovrani morirono a poca distanza l’uno dall’altro (Nicola I nel 1855 e Ferdinando II nel 1859)e le relazioni politiche russo-napoletane, il cui picco si ebbe a metà del XIX secolo, caddero in rovina insieme all’acuirsi delle crisi dell’Impero Russo che, nel 1861, assistette impassibile alla caduta del Regno delle due Sicilie.

I Cavalli russi, spesso anonimi e anneriti a causa dell’incuria che sovente attanaglia i nostri monumenti, hanno questa storia da raccontarci. La storia di due mondi così lontani tra loro, ma così vicini da nutrire stessi sentimenti e visione del mondo.

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I Palafrenieri

Citazioni fluttuanti

1Dario Amore, Napoli, San Pietroburgo e il Mediterraneo, 1777-1861, pag. 220

2Ibidem

3Idibem, pag.231

4Ibidem, pag.232

5Ibidem, pag. 239

Sitografia fluttuante

http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/sulla-presenza-degli-zar-a-palermo-una-cronaca/

http://www.fedoa.unina.it/12121/1/Amore_Dario_30.pdf

https://www.storienapoli.it/2018/10/17/napoli-russia-razumovsky-legami/

Immagini fluttuanti 

Immagine copertina https://bit.ly/2QRUXD7

Prima https://bit.ly/3arSCX8

Seconda https://bit.ly/2UH1ZMa

Terza https://bit.ly/2JohoLT

Quarta Ibidem

Quinta https://bit.ly/2WPpzJd

Sesta https://bit.ly/3atT5rO