Nicolae Bălcescu : l’eroe risorgimentale tra Romania e Palermo.

In una notte di mezza estate ricevo un sms da un mio amico (sì, proprio un sms da cultori del secolo scorso) con scritto “Cercati Nicola Balcescu, è morto in esilio a Palermo”. Incuriosita, ma assonnata, rimando la ricerca seria al giorno dopo. Chi é Nicolae Balcescu e perché è morto a Palermo?

Questo nuovo articolo fluttuante parte dalla considerazione di un monumento per risalire alla storia di una persona e allo zeitgeist di un periodo, dare voce ai libri di pietra, leggere le sue righe per comprendere avvenimenti, conoscere storie, arricchire l’aneddotica. Ogni paesaggio ha delle proprie fonti in cui risiede una memoria che attende di essere scoperta. Lo storico tedesco Johann Gustav Droysen ha definito fonti storiche tutti gli elementi utili allo studioso per ricostruire la storia di un determinato spazio in un determinato periodo. Droysen distingueva tra gli “Avanzi”, le “Fonti”, i “Monumenti”. Nei “Monumenti” “confluiscono e si frammischiano i caratteri delle fonti (ciò che è stato fatto appositamente per tramandare ai posteri il ricordo di sé, un intenzionale sguardo verso l’avvenire) e degli avanzi (ciò che rimane di età trascorse, fatto per provvedere ai propri immediati bisogni). Nei Monumenti dunque si rivela l’intento pratico, il bisogno contingente di ornare la propria città (archi di trionfo, colonne ecc.), ma c’è pure il desiderio di rimanere presenti, con quelle costruzioni, nel pensiero e nel sentimento dei posteri”.

Così è partita la ricerca sul personaggio storico romeno : osservando la memoria presente nel paesaggio, ripercorrendo il ricordo dalla morte alla vita.

“Poco distante dal cippo mazziniano, sempre all’ interno del Giardino Garibaldi, si trova infatti un fiero busto di Nicolae Balcescu, «grande storico e patriota romeno», come recita l’ iscrizione, morto a Palermo il 28 novembre del 1852 all’ età di appena trentatré anni. Il monumento risale al 1961, «”offerto dall’ Accademia della Repubblica popolare romena, in occasione dello anniversario dell’ unità dei principati romeni e delle celebrazioni dell’ unità d’ Italia».

Dalla fonte monumento sono passata alle poche fonti scritte trovate in italiano, e questa breve trattazione sarebbe stata impossibile senza “l’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano- Comitato di Palermo”, grazie al quale possiamo avvalerci dei Quaderni storici diretti da Eugenio Di Carlo e della Licenza per sepoltura di Nicola Balcescu scoperta dal Prof. Gaetano Falzone.

Questi preziosi documenti hanno voluto ricordare, omaggiare e commemorare la figura di Balcescu, nel centenario della morte, e mettere in luce sfumature del suo operato, aspetti della sua persona, morto prematuramente a Palermo, poco più che trentenne, quando era nel pieno dell’attività politica e sociale per la sua patria per cui nutriva un amore puro.

“Il 29 novembre 1952 nella sala Pitrè della Società Siciliana di Storia Patria, ad iniziativa del Comitato palermitano dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, venne solennemente commemorato il grande patriota e storico romeno Nicola Balcescu”. Presero parola diversi professori in rappresentanza dei diversi istituti storici italiani, diversi esuli romeni ed ecclesiasti. L’incontro offrì anche l’occasione per ricordare i rapporti culturali tra Italia e Romania e l’elemento latino che li accomuna. Molti sacerdoti romeni avevano frequentato le scuole di Roma e, una volta tornati in patria, avevano fondato la Scuola latinista di Transilvania. Proprio l’elemento della latinità e della romanità del popolo romeno ha prodotto un risveglio nazionale, che riguarda anche il nostro Balcescu, fervido ammiratore delle attività della scuola e dei suoi protagonisti, ritenuti “i primi apostoli del nazionalismo romeno”. Egli fu uno dei massimi sostenitori e combattenti per l’unità nazionale dei romeni, in quanto riteneva che la massime espressioni culturali e spirituali di un popolo potessero trovar forma solo con l’unità. Pertanto era necessario unire Valacchia, Moldavia, Bucovina, Transilvania e abbattere, naturalmente, qualsiasi ingerenza russa o turca. In questo modo la Romania avrebbe recuperato tutto il suo essere un paese latino e occidentale, sue caratteristiche nodali. Balcescu era di origine boiarda, ma fece dell’egualitarismo e del miglioramento della classe contadina i suoi cavalli di battaglia. Era un rivoluzionario, ma nel novero dei giovani rivoluzionari che costellavano il firmamento del risorgimento europeo, Nicolae era un fervente cristiano, e il cristianesimo era un cardine del suo pensiero. L’anima latina, occidentale e cristiana lo condusse a compiere diversi viaggi diplomatici, in Francia, in Inghilterra e in Italia, al fine di ottenere aiuti per la causa romena.  Il giovane romeno visitò Palermo due volte, la prima nel 1847, poi nel 1852 per motivi di studio, per le sue ricerche e per la mitezza del clima che avrebbe potuto guarirlo dalla tisi, o almeno alleviarne le sofferenze (esiste proprio una letteratura di viaggi dalla Romania alla Sicilia per questo motivo). Il secondo viaggio fu anche l’ultimo della sua vita, la tisi ebbe la meglio quel 29 novembre 1852, anche se Nicolae aveva presagito la morte da tempo. Ammalato, lontano, non finì mai di pensare al suo paese, da cui venne scacciato a causa della sua attività politica “l’ultima mia parola sarà ancora un inno a te, patria mia dolce”.

“Quanta disgregazione fisica e spirituale deve aver sofferto in quei bui giorni piovosi palermitani il figlio del Danubio, illuso di poter trovare la sua salvezza sulle sponde tirrene”.

Il 29 novembre 1852 è l’inizio del suo viaggio senza ritorno, come dice una nenia funebre popolare romena

Da un mondo ad un altro,

da un paese ad un altro

dal paese con sospiro

a quello senza sospiro,

dal paese con pietà

a quello senza pietà.

La vita movimentata del giovane rivoluzionario iniziò a Bucarest il 29 giugno 1819 e sin dalla sua formazione scolastica si appassionò alla storia. Da subito sensibile alle iniquità sociali e alla causa della classe contadina, a 19 anni si unì all’esercito e partecipò al complotto contro il proprietario terriero D. Filipescu. La cospirazione venne scoperta e Balcescu fu costretto a 2 anni di carcere. Una volta liberato si diresse dapprima in Francia, poi in Italia, per implementare lo studio della storia. Divenne redattore di un periodico intitolato «Magazin istoric pentru Dacia» (Periodico Storia per Dacia). Nel 1844 in Francia si accese il fuoco delle insurrezioni popolari e il giovane Balcescu tornò in patria per partecipare alla rivoluzione dell’ 11 giugno. Balcescu fu arrestato il 13 settembre di quell’anno dalle autorità dell’Impero Ottomano che aveva soffocato la rivoluzione. Riuscì poi a scappare ed andò in Transilvania da dove fu espulso. Nel 1849 Balcescu era a Budapest per negoziare un accordo tra la Romania e i rivoluzionari Ungheresi, ma dopo che questo accordo fu firmato, la rivoluzione ungherese fu sconfitta. Come storico, il più grande lavoro di Balcescu fu Românii Supt Mihai-Voievod Viteazul (I romeni sotto Mihai-Viteazul), opera che lui scrisse in esilio nel 1849, pubblicato postumo da Alexandru Odobescu. Gli ultimi anni della vita sappiamo già come sono finiti.

Leggere questi documenti è importante per la riscoperta di un personaggio ingiustamente sottaciuto a lungo, per l’apprendimento di pagine importanti del risorgimento rumeno e per le similitudini tra Italia e Romania, due entità divise, alla ricerca di un’unità tanto avversata da potenze terze. Leggere la storia del Risorgimento significa anche leggere l’insieme delle relazioni, casuali o meno, che si sono intrecciate tra i giovani di quella generazione, spesso in situazioni anche funeste. Lo storico Nicolae Balcescu fu protagonista dell’avvicinamento tra Italia e Romania, che ebbe molti contatti con la Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Il suo stile acuto e brillante non passò inosservato agli occhi degli intellettuali che appoggiarono la causa romena. Lo scrittore milanese Cesare Correnti dal 1855 si dedicò infatti con straordinaria passione a denunciare il calvario dei popoli danubiani, incrementando il favore popolare nei loro confronti.

Riportando le parole di Cavour

“I Romeni, questi fratelli lontani degli italiani, hanno dato prova di patriottismo ed un esempio di concordia che noi, italiani, siamo pronti a seguire (…). L’Unione dei Principati e la consultazione del voto del popolo è l’inizio di una nuova era nel sistema politico dell’Europa. Esse prepareranno, col loro trionfo, l’unione di tutti gli italiani in un solo corpo, giacchè oggi nessuno può più impedire che il meraviglioso atto compiutosi alle falde dei Carpazi non si realizzi anche ai piedi delle Alpi”.

Il Risorgimento è un ricco di sfumature, di legami tra vari stati e, immancabili come sempre , i contatti tra Italia ed Est Europa. Gaetano Falzone fu proprio l’antesignano fluttuante condusse studi volgendo lo sguardo verso Est, cercando le tracce straniere nel panorama del Risorgimento italiano di cui le scoperte sul personaggio di Balcescu sono parte rimarchevole.

Foto e fonti fluttuanti

La memoria nel paesaggio http://bit.ly/2YpJOMd

Giardino Garibaldi http://bit.ly/3406zYm

Monumento Nicolae Balcescu http://bit.ly/2RqiBHW

Foto lapide http://bit.ly/2RqiBHW

Ritratto Nicolae http://bit.ly/2RqiBHW

Busto http://bit.ly/2OXRwu8

Nicola Balcescu a Palermo : con documenti inediti , Istituto per la storia del Risorgimento italiano : Comitato di Palermo, 1953

Italia e Romania http://bit.ly/38bTuOY

Italia e Romania http://bit.ly/2sSXJ1O